Vietato sedersi

saggio introduttivo

Rosario Pavia

C’è un nesso che lega il camminare alla sosta, il movimento alla pausa, il passo alla seduta. È un ritmo necessario, vitale, non solo fisiologico, ma culturale, su cui non si è riflettuto a sufficienza. La città storica incorporava nell’architettura e nella vita quotidiana l’atto di concedersi una sosta, di potersi sedere: la città accoglieva il cittadino e lo straniero come in un grembo. Corpi in movimento e corpi in riposo. Il dispositivo della seduta non era occasionale, disgiunto, ma faceva parte di un sistema organico di strutture materiali e di pratiche sociali. Come non ricordare le panche in pietra dei palazzi rinascimentali di Firenze (palazzo Rucellai, Strozzi…). Le panche accoglievano il popolo, i famigli dei signori, ma nello stesso tempo svolgevano una funzione spaziale, risolvevano l’attacco a terra dell’edificio, come i cornicioni che mediavano il rapporto del piano della facciata con la trasparenza del cielo.

Continua a leggere

In questo numero

Abbonati alla rivista

Desidero abbonarmi all’edizione cartacea

Sei già abbonato?

Accedi per sfogliare la rivista online