RIDEFINIRE IL RAPPORTO NATURA-CITTÀ: I FIUMI GUADALMEDINA A MÁLAGA E GENIL A GRANADA

saggio introduttivo

Jorge Asencio Juncal

Il rapporto delle città del sud della Spagna con i fiumi che le attraversano storicamente è stato sempre complesso: le scarse precipitazioni annue, la marcata stagionalità e gli episodi meteorici di elevata intensità concentrati in brevi periodi di tempo hanno fortemente condizionato sia la definizione dei limiti dei corsi d’acqua che la loro gestione, come vedremo di seguito. Le precipitazioni annue più copiose, in questa regione del bacino del Mediterraneo, si registrano prevalentemente nel periodo compreso tra la metà dell’autunno e l’inizio della primavera e si concentrano nell’arco di pochi giorni, solitamente attraverso fenomeni di pioggia torrenziale. Questa peculiarità climatica ha da sempre causato ingenti inondazioni, che hanno danneggiato sia gli ambiti urbani che gli alvei dei fiumi; simili episodi stanno diventando oggi sempre più frequenti a causa degli effetti del cambiamento climatico. Il regime irregolare delle precipitazioni, caratteristico di questo territorio, è contraddistinto d’altro canto da lunghi periodi di siccità, soprattutto nel periodo estivo, che comportano portate minime o inesistenti dei corsi d’acqua. Fattori come l’irregolarità del carico delle acque, il pericolo di alluvioni, l’insalubrità derivante dalla presenza di acque reflue e di scarico, in concomitanza con un’esplosiva crescita urbana, hanno portato le città, nel corso del XX secolo, a ripensare il proprio rapporto con i fiumi. Quegli ecosistemi naturali che originariamente avevano contribuito al sostentamento urbano, anzi avevano determinato in numerosi casi la fondazione stessa delle città in determinati territori, si sono via via trasformati in spazi marginali e abbandonati.

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