IL SISTEMA DEI CANALI SEICENTESCHI DEI REGI LAGNI NELLA PIANA CAMPANA: UN BENE STORICO E UNA RISORSA ANCORA ATTUALE

saggio introduttivo

Rosa Romano, Vincenzo Marciano

Il bacino dei Regi Lagni, una rete idraulica con un’estensione di circa 1.400 chilometri quadrati, è costituito da un articolato sistema di canali artificiali realizzati, a partire dal 1600, per consentire la bonifica della piana della regione Campania; i canali si estendono, con un’asta principale di oltre 55 chilometri, dall’area nolana e vesuviana fino alle province di Caserta, Benevento e Avellino. Il termine “lagni” deriva dal nome antico con cui si identificava il fiume Clanio – poi Laneo – che attraversava il nolano e si impaludava nella Terra di Lavoro del casertano; invece, il termine “regi” è legato ai Borbone, che ampliarono e perfezionarono la rete. Spettò all’architetto Domenico Fontana (1543- 1607), per incarico del viceré spagnolo Pedro Fernandez de Castro (1560-1622), il compito di dirigere l’immensa opera idraulica finalizzata a porre fine alle alluvioni e risanare una superficie complessiva di 65.000 ettari.
Il progetto di Fontana ebbe inizio nel 1601 e fu, dallo stesso, portato avanti per tutto il decennio successivo ma poi completato dal figlio Giulio Cesare con Bartolomeo Picchiatti e Onofrio Antonio Gisolfo. I Regi Lagni sono una grande opera d’ingegneria e rappresentano un esempio unico di architettura rurale che, per concezione e dimensione, resta una delle più significative testimonianze borboniche in tutto il Regno delle due Sicilie. Era stata realizzata per prevenire allagamenti e per evitare frane e smottamenti, avendo infatti il duplice scopo di canalizzare e regimentare le copiose acque di ruscellamento superficiale e di risanare i terreni paludosi della pianura campana, da convertire all’agricoltura.

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