SPAZIO PUBBLICO. TRA GENERICITÀ NECESSARIA E RICERCA DELLA PROSSIMITÀ

saggio introduttivo

Marco Burrascano

«La fretta di completare ogni cosa nell’architettura e nelle città di oggi mi colpisce. Mirando a soluzioni definitive si trascura la ricerca della complementarità tra le diverse scale, tra monumento e tessuto urbano, tra spazi aperti e costruiti. Al giorno d’oggi qualsiasi intervento, per quanto modesto, deve possedere un’immagine conclusa; questo spiega le difficoltà con cui le varie parti delle città si compenetrano». In questo modo Álvaro Siza inizia la descrizione e il racconto del suo intervento per la Quinta di Malagueira, fissando con estrema sintesi molti problemi della città contemporanea. Siza a Evora promuove un processo di trasformazione, un piano vasto di edilizia economica e popolare nel quale si immagina un lento organizzarsi di una comunità in un luogo degradato, senza struttura ma con presenze significative naturali e antropiche. Il progetto architettonico, il segno, è discretamente presente e appare con maggiore chiarezza man mano che il quartiere cresce, aiuta l’orientamento, coinvolge la topografia e i corsi d’acqua, struttura l’insediamento dando una riconoscibilità ai luoghi, senza nessun eccesso o opulenza, rispettando il modo di abitare della gente per il quale è stato pensato. Il disegno dello spazio pubblico è laconico, affidato a movimenti di terra, opere di contenimento e collegamento e regolazione delle acque e, a una scala minore, anche a marciapiedi, piccoli luoghi di sosta, ponti, sedute e alberi.

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