NOV

DIC

2020

Rassegna italiana. Intervenire sull’esistente

Alle soglie di un nuovo decennio e nel pieno di una pandemia, che da un lato sta dando una spinta decisiva al potenziamento delle nuove tecnologie informatiche nello svolgimento delle numerose attività quotidiane, dall’altro ci sta costringendo a un profondo ripensamento di comportamenti e stili di vita, il tema del costruire sul costruito, dell’adeguamento del patrimonio esistente alle nuove esigenze proposto in questo numero, appare non solo pertinente ma anche di grande interesse sotto il profilo disciplinare e culturale. Negli ultimi anni, il lavoro progettuale di interpretazione e riscrittura su manufatti esistenti costituisce per un gruppo abbastanza numeroso di architetti operanti nel panorama dell’architettura italiana l’attività prevalente, un’espressione tipica e un luogo di ricerca forse più impegnativo ma anche molto stimolante. Un luogo di ricerca importante per tutti i progettisti che svolgono il proprio lavoro secondo un’organizzazione ancora di tipo artigianale e un’attitudine progettuale che considera come risorsa per l’intero processo creativo la complessità e i maggiori vincoli che spesso gli interventi sull’esistente comportano rispetto a un progetto ex novo. Da tali premesse è nata la volontà di indagare i diversi campi di azione di questo modo di lavorare, di capirne strategie e linguaggi, di scoprirne le molteplici e variegate declinazioni espressive. A partire dagli interventi selezionati in questo numero e non solo, appare evidente l’ampia casistica di situazioni: restauro, completamento, riuso di manufatti esistenti, estensioni e nuovi innesti, riferite sia a piccole porzioni di tessuto urbano consolidato che a manufatti di ogni tipo. A questi si aggiungono interventi di integrazione di infrastrutture esistenti, come il restyling della stazione della metropolitana di Scampia, un buon esempio di come un manufatto considerato senza speranze, attraverso creatività e ricerca paziente, possa essere temporaneamente restituito a nuova vita senza essere demolito. Ma le sfide a cui l’architettura è chiamata nella società contemporanea non si esauriscono nelle numerose opportunità e nei progetti fin qui citati. Molte altre questioni sono in campo come quella delicatissima della manutenzione e del restauro di infrastrutture di grande pregio architettonico come il Ponte sul Basento di Sergio Musmeci (C. Andriani) o quella, forse poco nota ma non meno importante, dell’adeguamento delle strutture carcerarie (P. Posocco) a sistemi di detenzione più umani, basati sul principio del recupero e non solo della punizione. Per finire con le importanti riflessioni di carattere più specificatamente disciplinare sul ruolo dell’architetto come traduttore (F. Irace) il quale, nel prendersi cura dell’opera, si fa carico del difficile compito di tramandare il passato senza rinunciare alla sua vitalità nella contemporaneità.

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