9 September 2025

ROMA_CONSOLARI, un progetto visionario per la città

dalla rubrica ARGOMENTI

Le politiche urbanistiche tradizionali, a Roma come altrove, si dimostrano inadeguate a interpretare la condizione della città e incapaci di generare qualità urbana. La gestione urbanistica della città è bloccata sul vecchio paradigma della rigenerazione come strumento di politiche edilizie incrementali e su regole obsolete, talvolta inutilmente aggiornate e sempre concepite in forma agopunturale a sostegno di un palinsesto di incremento delle nuove cubature. Negli ultimi dieci anni Napoli ha la percentuale più alta di edifici residenziali costruiti (4,5%), seguita da Roma (3,9%) e Milano (1,5%). E Roma è al primo posto per indice di espansione edilizia rispetto agli anni ’90 (5,7%). Questo è il risultato apprezzabile del Piano Regolatore Generale del 2008 nell’era della transizione ecologica. Nelle crisi sociali, climatiche e ambientali che il mondo sta affrontando, è fondamentale sostenere un cambiamento profondo del modo in cui si pensa e si progetta la città. Altre grandi capitali e metropoli mondiali lo stanno facendo o lo hanno già fatto. In Francia Grand Paris mira a ridurre la frammentazione spaziale e sociale. In Spagna a Barcellona il progetto Superilles parte dalla volontà di diventare una città più sostenibile, con il traffico automobilistico ridotto al minimo. In Corea del Sud Seul sta sperimentando il Green New Deal con il Far Game, un progetto sulla città intervenendo solo sugli edifici esistenti, con superfetazioni e ampliamenti su misura, caso per caso, e la rigenerazione ambientale del Cheonggyecheon Stream. Negli USA a New York il Big U, una barriera verde multifunzionale attorno a Lower Manhattan, combina la protezione contro le inondazioni e nuovi spazi comuni. In Cina a Liuzhou e in Messico a Cancun due progetti analoghi prevedono la rigenerazione urbana come Forest City per assorbire CO2 e migliorare la qualità dell’aria, contribuendo alla biodiversità con un sistema di infrastrutture per il riciclo delle risorse. Si tratta di grandi progetti urbani visionari per la transizione ecologica. Sono visionari nel senso eroico di una concezione nuova e radicale della vita e dello spazio fisico della città, non perché siano in qualche modo utopici o irrealizzabili. Sono grandi progetti rivolti a promuovere il benessere sociale, a rafforzare il senso di appartenenza dei cittadini, alla qualità dell’ambiente naturale, all’adattamento ai cambiamenti climatici. In una condizione che si potrebbe dire metabolica, questi grandi progetti una volta raggiunto un obiettivo specifico possono rilanciare stabilendo un traguardo nuovo e di livello superiore. Anche Roma ha bisogno di nuovi paradigmi sociali e paesaggistico/ambientali per affrontare il cambiamento che il tempo impone. Le vie consolari sono il grande catalizzatore della forma e del patrimonio archeologico e paesaggistico di Roma. Raccolgono intorno a sé gli spazi comuni più rappresentativi della città, i suoi monumenti, i grandi spazi paesaggistici dell’Agro Romano, i possibili rifugi climatici. Rappresentano l’identità e il senso di appartenenza dei cittadini a una sorta di disabitato piranesiano che definisce il valore dei loro paesaggi, dal centro alle periferie. Se la Roma di domani si fonda sull’eredità di quella che è sempre stata, le consolari sono le grandi infrastrutture verdi e fissano il significato della città. Sono l’occasione per riorganizzare il sistema urbano della mobilità. Sono il monumento dinamico che definisce la figura metabolica della Città Eterna.

Questo articolo è pubblicato in l’industria delle costruzioni 497-La città che accoglie – giu/nov 2025

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