12 Maggio 2025

Viali alberati del III millennio

dalla rubrica A FUTURA MEMORIA, a cura di Luca Zevi

Le grandi infrastrutture come centrali lineari di produzione di energia da fonti rinnovabili
LE RETI INFRASTRUTTURALI COME SCHELETRO PORTANTE DELL’HABITAT EUROPEO… L’ipotesi qui avanzata – in fase di rapida realizzazione soprattutto in Estremo oriente – punta a un’integrazione organica fra le reti delle grandi infrastrutture della mobilità e quelle di produzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili. Un’integrazione mirata non soltanto a un modello di sviluppo compatibile, ma anche a un processo di riqualificazione ambientale. Si tratta di un’ipotesi praticabile, se è vero come è vero che le linee su ferro e su gomma, realizzate in Europa negli ultimi due secoli, compongono a tutti gli effetti un piano di infrastrutturazione del territorio confrontabile, per rilevanza e impatto ambientale, con quello realizzato dagli antichi romani, che ha supportato egregiamente la mobilità continentale per ben due millenni.
NELLA STORIA… Quel primo piano ha solcato il territorio europeo di linee di energia che – grazie all’accurata scelta dei tracciati e dei materiali, nonché alla capacità progettuale degli ingegneri del tempo – ne caratterizzano mirabilmente l’immagine. Esso ha avviato inoltre uno sviluppo senza precedenti della produzione agricola e quel processo di urbanizzazione diffusa che costituisce a tutt’oggi la cifra più caratteristica del nostro continente.
E NELLA CONTEMPORANEITÀ… Oggi purtroppo il design delle linee ferrate, dopo una stagione d’oro a cavallo fra ‘800 e ‘900, ha cessato di essere un’operazione di alta e complessa responsabilità progettuale – proprio in virtù della sua straordinaria ricaduta sul piano urbano e paesaggistico – divenendo mera operazione tecnica. Un destino analogo ha conosciuto il design delle linee su gomma, dopo il periodo fortunato conosciuto negli anni ’50-’60 del secolo passato. E altrettanto vale per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, che vengono ubicati di volta in volta come e dove si può, senza un disegno generale di messa a terra del processo di riconversione energetica. Le nuove linee della mobilità, insomma, non si sono integrate fra loro – ferro con gomma – né con quelle di distribuzione dell’acqua, dell’elettricità e del gas in un progetto organico confrontabile con quello che ha dato vita alla sinergia funzionale e figurativa delle reti stradali e idriche nell’antichità.
LA NECESSITÀ DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI … Tale progetto organico oggi è davvero urgente, non solo perché l’Unione Europea ha scelto risolutamente a favore di un processo di conversione della produzione energetica dall’uso indiscriminato di combustibili fossili al progressivo sfruttamento di fonti rinnovabili: stante l’abbondanza di tali fonti sul territorio italiano, esso potrebbe condurre il nostro paese a un’autonomia energetica in tempi tutt’altro che biblici. Perché per muovere risolutamente in questa direzione è necessario produrre ingenti quantità di energia da fonti rinnovabili, attraverso la realizzazione di grandi impianti di produzione che necessitano di altrettanto importanti estensioni di territorio.

Vincitori del Concorso Internazionale Green Boulevards Viali Alberati del Terzo Millennio nell’ambito del Padiglione Italia, Biennale di Architettura Venezia 2012. Nella pagina a fianco, progetto Infrawater del Gruppo A2BF (Beniamino Fabio Arco, Rosario Badessa, Fabrizia Berlingieri, Giovanna Falzone); in questa pagina, progetto INWAVE del Gruppo 3A+R Dario Aureli e Silvia Ramieri (Anselmi Attiani Architetti Associati)

IL MEGAIMPIANTO IMPOSSIBILE… Una realizzazione che si scontra com’è noto con due caratteristiche fondamentali della geografia urbana del nostro paese: l’insediamento umano in Italia è fondamentalmente diffuso e policentrico, da un lato, e il territorio è ovunque pregiato, dall’altro. Il primo aspetto – la diffusione insediativa – sconsiglia la realizzazione di grandi centrali concentrate, che comporterebbero fatalmente la necessità di trasportare l’energia prodotta a grandi distanze. Il secondo aspetto – la qualità paesaggistica – rende sempre problematica l’individuazione di ampie porzioni di territorio, sulla terraferma come sul mare, sulle quali ubicare impianti di produzione energetica di grandi dimensioni, con un impatto ambientale inevitabilmente invasivo. L’incertezza derivante da queste difficoltà ha prodotto, a oggi, una diffusione selvaggia di piccoli impianti, eolici e fotovoltaici, che con la loro collocazione del tutto casuale hanno spesso deturpato alcuni territori, la Puglia in primis, scatenando giustamente – ma in certo senso paradossalmente – una reazione di rigetto proprio da parte delle associazioni ambientaliste.
… E LA GRANDE RETE INFRASTRUTTURALE COME CENTRALE DIFFUSA DI ENERGIE DA FONTI RINNOVABILI … Ciò che qui si vuole proporre allora è l’utilizzazione promiscua delle fasce di territorio già compromesse dal passaggio delle grandi arterie della mobilità come sedi di un nuovo sistema lineare e diffuso di produzione energetica da fonti rinnovabili. Una produzione che preveda lo sfruttamento dell’energia geotermica, solare e eolica, a seconda delle caratteristiche dei singoli territori attraversati. Una “rete delle reti” partorita da una tipologia innovativa di progettazione integrata dei sistemi della mobilità e della produzione energetica. Una tipologia che potrebbe essere declinata anche in differenti contesti geografici, primi fra tutti quelli in rapido sviluppo, che hanno in corso di elaborazione e realizzazione grandi piani di infrastrutturazione dei rispettivi territori.
… ATTRAVERSO UN SISTEMA DI “BOULEVARDS” DEL III MILLENNIO. Una rete di viali alberati di nuova generazione alla scala territoriale declinata però – attraverso una fertile sinergia fra tecnologi, paesaggisti, designers e artisti – come ambiziosa operazione paesaggistica e alternativa strategica a qualsivoglia impianto concentrato di grandi dimensioni, come quello recentemente proposto a Roma in previsione di quell’Expo 2030 che è stata clamorosamente negata al nostro paese.

Questo articolo è pubblicato in l’industria delle costruzioni 496 -Città in Scena – dic/mag 2024

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