12 Maggio 2025

Poche frecce al proprio Arco

dalla rubrica MODERNO NEI CENTRI STORICI, a cura di Emma Tagliacollo

L’Arco di Augusto a Rimini in origine si inseriva all’interno della cinta muraria della città, così da costituire una vera e propria porta urbana che tramite la via Flaminia collegava l’antica Arìminum a Roma. Attualmente la cinta muraria è tagliata e ridotta a due brevi tronchi, circondata da un parco ancora alla ricerca della sua identità che sembra realizzare una cesura tra il monumento e la città. Lo spazio verde e l’antistante largo Giulio Cesare paiono avere una funzione di separazione tra l’architettura romana e l’intorno, un rapporto da paragonare metaforicamente a una pausa, che possiamo leggere come una vera e propria sospensione nel disegno della città, che ferma il tempo per dare al visitatore lo spazio della contemplazione di questa architettura appartata. Il rapporto visivo con la città però persiste. Percorrendo la via Flaminia si arriva all’Arco di Augusto, il cui fornice inquadra le quinte di due edifici dal linguaggio moderno. Chi, al contrario, percorre la città per uscirne seguendo il tracciato di corso d’Augusto, si troverà a essere guidato dal cannocchiale disegnato sui due lati da due edifici moderni, quello che ospita le Poste e quello che in origine era la nuova sede dell’INAIL, fino a trovarsi davanti l’Arco di Augusto in corrispondenza di largo Giulio Cesare. I due edifici hanno il pregio di passare quasi inosservati. Sono due architetture che misurano il passo moderno, che formano una quinta urbana in continuità con il filo stradale e che introducono e segnano la direzione del percorso. Sta qui il vero ruolo di questi edifici, quello di accompagnare lo sguardo. Questo intento è strutturale di un disegno che investe tutta la città. Possiamo pensare che il risultato che oggi vediamo derivi dalle idee del Piano Regolatore del 1932 realizzato dall’Ufficio tecnico comunale. Il Piano prevedeva diversi interventi nella città, dal rifacimento di edifici sino agli sventramenti nel tessuto urbano, con l’intento di dare maggiore unitarietà e di creare spazi più ampi, rettilinei e simmetrici. Di quel periodo sono anche gli interventi nell’area dell’Arco di Augusto che hanno interessato l’abbattimento delle preesistenze adiacenti al monumento con l’intenzione di enfatizzarlo e di valorizzarlo all’interno del tessuto cittadino tramite la regolarizzazione del tracciato, in modo da dare maggiore forza all’asse del decumano. Nello stralcio del Piano si identificano le volumetrie della Casa del Fascio, dell’edificio delle Poste e, come quinte laterali all’Arco di Augusto, un edificio delle Assicurazioni e un fabbricato indicato come “privato”. In un disegno del 1937, anno delle demolizioni degli edifici adiacenti l’Arco, si nota l’avanzamento delle Poste e della Casa del Fascio in modo da realizzare la piazza con il contributo di due edifici simmetrici porticati con funzione commerciale e abitativa. In questa idea l’Arco si trova in una posizione più avanzata, chiudendo un lato della piazza. In tale disegno l’architettura moderna sottolinea ed enfatizza l’arte romana antica.

Stralcio del Piano Regolatore per la zona orientale della città di Rimini, (lastra di Anonimo, prima metà del XX secolo, ICCD14696481, Inv. E 4473); progetto per la liberazione e l’inquadramento monumentale dell’arco di Augusto (da G. Gobbi, P. Sica, Le città nella storia d’Italia, Rimini, 1982), planimetria generale dell’area. In evidenza il palazzo dell’INAIL.

Tale assetto rimane invariato sulla carta, senza essere tuttavia realizzato a causa dell’arrivo del secondo conflitto mondiale, che vede Rimini gravemente bombardata. L’idea di due edifici moderni con la funzione di quinta rimane in sospeso, anche se si modifica nel tempo, sino agli anni della ricostruzione. Il piano “Nuova Rimini” del 1945 di Ernesto La Padula e Plinio Marconi prevedeva di intervenire nell’area dell’Arco di Augusto per ripristinare una situazione urbana simile a quella precedente gli sventramenti degli anni ’30. Dobbiamo arrivare al 1957, con il piano coordinato da Luigi Piccinato, in cui si riprendono alcune idee della “Nuova Rimini”, per la realizzazione dei portici dei palazzi delle Poste e dell’INAIL e con l’intento di completare il progetto disegnando una piazza quadrata che ricorda quella degli anni ’30. Al 1957 risale l’inaugurazione dell’edificio delle Poste, che non segue il progetto originario pensato da Gustavo Giovannoni, ma viene ridisegnato da altri progettisti su incarico dell’amministrazione postale. Nell’Archivio del Comune di Rimini sono conservati i progetti e la “Relazione sui materiali da impiegare nei prospetti esterni ed interni” per il fabbricato dell’INAIL, probabilmente affidato alla progettazione dell’Ufficio tecnico dell’Istituto. Il linguaggio adottato, considerando le esperienze italiane degli stessi anni, appare moderno eppure già datato, monotono nella scansione della composizione delle facciate, che risultano più semplici che essenziali.

Largo Giulio Cesare con i due fabbricati delle Poste e dell’INAIL

Le vicende che ruotano attorno alla progettazione dell’attuale largo Giulio Cesare sono paradigmatiche delle difficoltà che si incontrano nel far dialogare le preesistenze storiche con la progettazione del moderno e con le esigenze della contemporaneità. L’Arco di Augusto è stato di volta in volta percepito e utilizzato come elemento di propaganda e, all’estremo opposto, quasi come un intralcio alla mobilità. La modesta sintassi architettonica degli edifici prospicienti l’Arco di Augusto testimonia le vicende complesse di questo quadrante cittadino e un atteggiamento che solo in parte indaga le possibilità di valorizzazione di aree diverse della città in relazione a una notevole emergenza storica. Al progetto si ritaglia un ruolo di presenza discreta, lasciando aperta la domanda di integrazione con il contesto urbano. A distanza di tempo l’intervento ci appare dunque rispettoso ma timido, un’occasione mancata che non ha saputo armonizzare il rispetto verso le preesistenze archeologiche con un nuovo disegno che sapesse, se non fare scuola, almeno creare un esempio di innesto moderno nella città storica.

Questo articolo è pubblicato in l’industria delle costruzioni 496 -Città in Scena – dic/mag 2024

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