L’Arco di Augusto a Rimini in origine si inseriva
all’interno della cinta muraria della città, così da
costituire una vera e propria porta urbana che
tramite la via Flaminia collegava l’antica
Arìminum a Roma.
Attualmente la cinta muraria è tagliata e
ridotta a due brevi tronchi, circondata da un
parco ancora alla ricerca della sua identità che
sembra realizzare una cesura tra il monumento e
la città. Lo spazio verde e l’antistante largo Giulio
Cesare paiono avere una funzione di
separazione tra l’architettura romana e l’intorno,
un rapporto da paragonare metaforicamente a
una pausa, che possiamo leggere come una
vera e propria sospensione nel disegno della
città, che ferma il tempo per dare al visitatore lo
spazio della contemplazione di questa
architettura appartata.
Il rapporto visivo con la città però persiste.
Percorrendo la via Flaminia si arriva all’Arco di
Augusto, il cui fornice inquadra le quinte di due
edifici dal linguaggio moderno.
Chi, al contrario, percorre la città per uscirne
seguendo il tracciato di corso d’Augusto, si
troverà a essere guidato dal cannocchiale
disegnato sui due lati da due edifici moderni,
quello che ospita le Poste e quello che in origine
era la nuova sede dell’INAIL, fino a trovarsi
davanti l’Arco di Augusto in corrispondenza di
largo Giulio Cesare.
I due edifici hanno il pregio di passare quasi
inosservati.
Sono due architetture che misurano il passo
moderno, che formano una quinta urbana in
continuità con il filo stradale e che introducono e
segnano la direzione del percorso. Sta qui il vero
ruolo di questi edifici, quello di accompagnare lo
sguardo.
Questo intento è strutturale di un disegno che
investe tutta la città. Possiamo pensare che il
risultato che oggi vediamo derivi dalle idee del
Piano Regolatore del 1932 realizzato dall’Ufficio tecnico comunale. Il Piano prevedeva diversi
interventi nella città, dal rifacimento di edifici sino
agli sventramenti nel tessuto urbano, con
l’intento di dare maggiore unitarietà e di creare
spazi più ampi, rettilinei e simmetrici. Di quel
periodo sono anche gli interventi nell’area
dell’Arco di Augusto che hanno interessato
l’abbattimento delle preesistenze adiacenti al
monumento con l’intenzione di enfatizzarlo e di
valorizzarlo all’interno del tessuto cittadino
tramite la regolarizzazione del tracciato, in modo
da dare maggiore forza all’asse del decumano.
Nello stralcio del Piano si identificano le
volumetrie della Casa del Fascio, dell’edificio
delle Poste e, come quinte laterali all’Arco di
Augusto, un edificio delle Assicurazioni e un
fabbricato indicato come “privato”.
In un disegno del 1937, anno delle demolizioni
degli edifici adiacenti l’Arco, si nota
l’avanzamento delle Poste e della Casa del
Fascio in modo da realizzare la piazza con il
contributo di due edifici simmetrici porticati con
funzione commerciale e abitativa. In questa idea
l’Arco si trova in una posizione più avanzata,
chiudendo un lato della piazza. In tale disegno
l’architettura moderna sottolinea ed enfatizza
l’arte romana antica.