Marco ci puoi raccontare, avendo
seguito fin dal principio le vicende del Parco e
avendo sviluppato una consolidata amicizia con
il Galvagni, quali sono state le prime fasi del
progetto per Torre del Mare?
Quando Mario si recò al colloquio negli uffici di
Porta Vittoria a Milano, si presentò al
committente e al suo fidato collaboratore
geometra Renato Guarnerio senza il progettino
della villa e spiegò chiaramente che prima si
sarebbe dovuto sviluppare un disegno
urbanistico generale del promontorio che
prevedesse un uso ordinato del territorio disponibile mediante il disegno delle strade,
delle reti impiantistiche, dei servizi, degli arredi,
dei parcheggi e delle aree verdi; una sorta di
piano regolatore nel quale descrivere
precisamente le modalità insediative e tutte le
regole da rispettare. Una di queste regole, molto
significativa, prevedeva che gli edifici a valle non
potevano superare il livello strada, tale da
consentire sempre la visuale libera verso il mare.
Tizzoni rimase colpito dai contenuti della
proposta e circa un anno dopo invitò Galvagni
sul posto per un sopralluogo. L’incontro fu molto
positivo e l’imprenditore decise di dare carta
bianca al giovane progettista chiedendogli di
elaborare velocemente una soluzione per il
primo edificio da destinare a uffici. Mario costruì
un modello con l’argilla che aveva individuato in
una vena nel terreno stesso da mostrare il giorno
dopo al committente: la soluzione molto
originale e anticonvenzionale piacque a Tizzoni
che decise di procedere senza indugi alla
costruzione. Era il 1954. Si procedette
inizialmente alla costruzione delle strade
(mediante lo sparo di mine) che dall’Aurelia si
snodavano lungo il terreno fino alla cima del
promontorio dove si trovava e si trova l’antica
Torre d’Ere, torre di avvistamento di epoca
romana. Fu necessario lo sparo di mine nella
roccia, che venne utilizzata inizialmente per la
costruzione e i rivestimenti dei muri di sostegno
della strada e di alcune delle prime ville, tra cui
l’edificio per gli Uffici (poi villa Tizzoni-Marazzi),
villa Malacrida, villa Bancio, villa Tanzi, villa
Dasch detta “La Rotonda”, villa Trotti, villa Russi e
gli appartamenti sulla scogliera. Visto l’ottimo e
immediato riscontro ottenuto, grazie all’operato
del giovane architetto milanese, Tizzoni (per
riconoscenza) volle regalare due lotti edificabili
all’ingegnere Sarolli, il quale decise di edificarne
uno solo per mantenere un maggiore agio
intorno alla propria villa per le vacanze al mare.