26 Marzo 2025

DEMOGO METTE IN GIOCO LA NORMALITÀ

dalla rubrica L'INTERVISTA, a cura di Luigi Prestinenza Puglisi

Il recente libro sul lavoro di DEMOGO ci racconta, anche al di là dei testi, la filosofia di questo collettivo. Diversamente dalle altre monografie che illustrano con foto scenografiche la produzione degli studi di architettura che li commissionano, qui i progetti realizzati quasi scompaiono per fare posto al contesto nel quale sono inseriti. Lo si vede nelle piante a pagina intera e a doppia pagina, tutte al tratto, dove solo per un difficilmente individuabile diverso colore si riconosce il nuovo. E lo si vede nelle foto di insieme, anche queste a tutta e a doppia pagina, scattate dal fotografo Iwan Baan che, in maniera inappellabile, testimoniano quanto gli edifici di DEMOGO il paesaggio lo arricchiscano ma senza aggredirlo. Tanto quasi da risultare difficilmente individuabili. E, infatti, questo studio ancora giovane, con sede a Treviso, condivide con alcuni dei migliori progettisti di oggi la volontà di evitare di cadere nelle forme di uno stile fortemente artefatto che gioca sull’effetto immediato. DEMOGO si fa conoscere sulla scena internazionale grazie ad Europan, la piattaforma europea nata per promuovere gli studi più giovani e non ancora affermati attraverso concorsi banditi nelle città europee che aderiscono alla piattaforma stessa. Nel 2010 vince, infatti, il concorso per la Town Hall di Gembloux in Belgio, progetto che viene realizzato nel 2015. L’obiettivo è duplice: rifiutare la retorica ed evitare la nascente moda ecologista che consiste nel nascondere gli edifici all’interno di coltri verdi (il Bosco verticale di Stefano Boeri è degli stessi anni). La strategia di DEMOGO è mettere in gioco la normalità, elaborandola con un atteggiamento nuovo e tale da renderla in qualche misura anormale, cioè unica. Ovviamente la prima parola di DEMOGO è contesto. Da qui la scelta per la Town Hall di Gembloux di un corpo edilizio frammentato in più parti per tenere la scala della costruzione il più vicino possibile alla misura umana e così non aggredire il centro storico della cittadina. E anche configurare gli spazi pubblici all’aperto per legare l’edificio alla città e ai suoi abitanti. La seconda parola di DEMOGO è dettaglio. E, per quanto riguarda questo secondo aspetto, basta osservare il ruolo che gioca il buon accoppiamento dei materiali e quindi il modo in cui sono interrelati tra loro o anche il disegno di facciate in cui parti opache si alternano e si confrontano con parti vetrate.

Nuova sede regionale degli uffici della Guardia di Finanza, Bologna 2018-2023

Particolarmente attento al contesto è il bivacco Fanton ad Auronzo di Cadore sulle Dolomiti. È rifugio di montagna che non disturba la natura ma, allo stesso tempo, non fa nulla o quasi per imitarla. Una costruzione artificiale, riflettente per essere facilmente individuata quando la neve raggiunge i due metri. Certo, non è difficile trovare qualche affinità con le forme naturali circostanti, ma solo quello che basta per non farlo diventare un oggetto paesaggisticamente arrogante, un pugno nell’occhio in una natura incontaminata. La forma, e non potrebbe essere diversamente per un oggetto posto in un ambiente così difficile, risponde a regole di buon funzionamento. Ha il tetto inclinato per evitare l’accumulo di neve, è su basse palafitte per impedire il contatto con il terreno, è gradinato all’interno e suddiviso in quattro piazzole per consentire, pur in ambiente unico, di avere zone funzionali ben individuate. Ma è chiaro che il buon funzionamento è solo il presupposto di una strategia formale che punta insieme alla semplicità e alla complessità. Che l’idea è costituire un telescopio dal cui interno di può avere una vista privilegiata verso la valle. E che all’interno sia accogliente e psicologicamente riposante, cioè caldo e invitante. Tra i numerosi progetti vi sono poi i nuovi uffici della Guardia di Finanza a Bologna. L’edificio appare inserito nel difficile contesto periferico. È abilmente scalettato, in modo da avere così anche un sistema di terrazze pensili con un minore impatto sul paesaggio, mentre gli interni possono affacciarsi su elementi verdi. A caratterizzarlo è la scala interna. Diversamente dai corpi di fabbrica con la tradizionale scala che gira su se stessa magari di fronte al corpo degli ascensori, questa, sviluppata in lunghezza, diventa una passeggiata architettonica che lega in un continuum i diversi piani. Un elemento felicemente diverso se non morfologicamente contraddittorio. Vi è, poi, la casa AV, ubicata a Treviso e soprannominata l’Introversa per sottolineare la volontà di realizzare uno spazio che custodisce la dimensione privata di chi la abita. Quindi tutto l’opposto di una Glass House. DEMOGO ama la compattezza dei volumi e, in generale, nella produzione dello studio a prevalere è la componente opaca. Pur essendoci anche vetrate di ampie dimensioni, è raro che queste diventino intere pareti. Nella casa AV i materiali sono esaltati nella loro capacità di produrre configurazioni astratte. Si osservi per esempio come i pavimenti si raccordano alle pareti e queste ai gradini della scala, la scelta di balaustre semplici e raffinate, il disegno degli infissi e la tettoia che taglia il volume della costruzione. L’edificio tuttavia faticherei a classificarlo come minimalista, manca e volutamente, come dicevamo in apertura, la volontà di ridurre la costruzione a una formula, a un semplice fatto di stile. Anche perché l’architettura per DEMOGO deve essere percepita come un sistema di differenti micro eventi tra loro articolati.

Nuova sede regionale degli uffici della Guardia di Finanza. Dettagli della passerella di collegamento con la caserma preesistente e della scala esterna Foto: Iwan Baan

Questo articolo è pubblicato in l’industria delle costruzioni 496 -Città in Scena – dic/mag 2024

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